L’impianto di irrigazione permette alle piante che popolano il giardino di essere rifornite di acqua con regolarità, o comunque prima che la mancanza di precipitazioni atmosferiche diventi causa di stress eccessivo, con conseguenti rischi per la sopravvivenza dei vegetali. L’approvvigionamento d’acqua è fondamentale soprattutto per le specie erbacee che hanno radici dallo sviluppo spaziale limitato, tra cui le essenze che compongono i tappeti erbosi.
Per irrigare il giardino sono state sviluppate numerose tecniche che è necessario scegliere con cura per ottimizzarne l’efficacia. Il metodo più classico è quello della distribuzione dell’acqua per aspersione: irrigatori statici o dinamici trasformano il flusso d’acqua proveniente dal tubo di portata in una pioggia delicata e più o meno diffusa, simulando una precipitazione atmosferica naturale.
Le specifiche tecniche dichiarate dalle ditte produttrici (tasso di precipitazione per unità di superficie, profilo di distribuzione dell’acqua, consumo d’acqua al minuto, pressione ottimale di esercizio…) permettono di individuare la disposizione più congeniale con le caratteristiche dell’area da irrigare. Questo tipo di irrigazione è adatto alle aree del giardino occupate dal prato. La sub-irrigazione è, per contro, una tecnica relativamente nuova, in cui si utilizza un’ala gocciolante dotata di membrane, in corrispondenza dei fori da cui fuoriesce l’acqua, grazie alle quali è possibile interrare completamente il tubo a qualche decina di centimetri di profondità al di sotto delle piante che compongono il tappeto erboso, senza rischiare che terra e radici ne occludano le aperture. Disponendo in modo consono i tubi (in relazione sia al passo dell’ala sia della tessitura del terreno), si ottiene una rete di punti acqua sotterranei, grazie ai quali il suolo si inumidirà uniformemente. L’acqua sarà subito a disposizione delle radici, minimizzando il processo di evaporazione che limita, invece, l’efficienza dei metodi per aspersione.
Le piante arbustive ed erbacee che occupano le aiuole vengono rifornite d’acqua con linee di micro-irrigazione: tubi di portata da cui si dipartono micro-tubi che raggiungono il piede della pianta e sui quali possono essere installati dei gocciolatori. Questi ultimi sono caratterizzati da una portata costante e dall’auto-compensazione delle differenze di pressione che si potrebbero creare lungo la linea a causa della presenza di dislivelli. Per poter automatizzare il funzionamento di un impianto, oltre alle classiche centraline programmabili, esistono anche sensori che permettono di rilevare i valori assunti da alcune variabili ambientali nel corso delle stagioni (umidità e temperatura del suolo, precipitazioni atmosferiche…), attivando o disattivando l’impianto. Il più utilizzato è certamente il sensore pioggia che spegne l’impianto in caso di precipitazioni.
Per realizzare un impianto di irrigazione che sia efficiente è importante intraprendere, prima della messa in opera, la fase progettuale, durante la quale, partendo dai dati rilevati grazie al sopralluogo iniziale (in particolare: superfici, esposizione, caratteristiche del substrato, portata dell’impianto alla pressione ottimale di funzionamento degli irrigatori utilizzati), è possibile dimensionare l’opera in termini di quantità e distribuzione spaziale degli aspersori. Un sistema di approvvigionamento dell’acqua progettato correttamente ottimizzerà l’utilizzo della risorsa idrica garantendo un tasso di precipitazione il più possibile uniforme e congeniale con ciascuna eventuale sotto-zona individuabile nel giardino. In fase di programmazione della centralina sarà possibile differenziare i tempi di durata dei cicli di irrigazione in modo consono con la stagione in corso, con l’esposizione del giardino e quindi con il grado di insolazione, con le necessità idriche delle specie vegetali messe a dimora, con la capacità di ritenzione idrica del substrato, con il tasso di evapotraspirazione.