Nel corso dell’evoluzione le piante hanno sviluppato la capacità di costruire strutture di sostegno legnose, innalzandosi dal livello del suolo anche per decine di metri (alcuni esemplari di Sequoia sempervirens presenti in California hanno raggiunto altezze di 115 m). Specie diverse mostrano i più svariati portamenti e peculiari disposizioni delle ramificazioni nello spazio. Si delinea così un’architettura caratteristica di ciascuna essenza, la lontananza dalla quale può essere un indizio di condizioni ambientali non ideali (per esempio la mancanza di luce), oppure di interventi umani errati (potature scriteriate).
Da ricordare anche che gli alberi, fatto salvo per le specie eliofile che prosperano negli spazi aperti (per esempio betulla e robinia), hanno cominciato ad essere tali nelle foreste, dove mostrano portamenti molto diversi da quelli degli esemplari delle stesse specie che si trovano come esemplari singoli nelle città (Shigo A. L.; “Modern Arboriculture: A Systems Approach to the Care of Trees and Their Associate”; Shigo & Trees Assoc.; 1991).
Seppur vero che esistono specie e varietà che hanno un’elevata tolleranza alle potature più invasive (per esempio tiglio, gelso, albero di giuda), tagli effettuati senza un’adeguata preparazione tecnica e scientifica possono causare danni irreversibili portando, in tempi più o meno lunghi, ad un’inevitabile decadenza della pianta che terminerà prematuramente il proprio ciclo di vita. Un tale esito è contrario a quello che persegue una potatura corretta che è infatti ottimizzare l’architettura della pianta per prolungarne il più possibile l’esistenza.